CONFLITTO
RUSSO-UCRAINO: JAMMING INFORMATICO E LIBERTA DI ESPRESSIONE
Il
Conflitto Russo-Ucraino, che molti impropriamente chiamano guerra mondiale si è
presentato già dagli inizi come una guerra dove vengono usati media e social
media, spesso purtroppo come mezzo di propaganda.
Toprnano di nuovo le radio su onde corte, e torna la
voce dei radioamatori per il tam degli aiuti umanitari.
Nessuno come noi, che seguivamo le onde corte già
durante la guerra fredda sa come, sia da un fronte che dall'altro questi mezzi
siano stati sapientemente utilizzati.
Alla vigilia dell'Invasione di Budapest e Praga,
l'Europa fu indignata, ma più che per propria decisione restò muta, inchiodata
dall'arretratezza dei media dell'epoca, di cui ci si rialzò solo qualche tempo
dopo.
Il silenzio fu in parte anche giustificato da fattori
storici e strateggici.
L'ondata del potenziale bellico sovietico e dell'armata
russa sprigionatosi prepotentemente sulla Germania di Hitler, in parte venne
salutato con favore, per l'abbattimento di quel regime. Ma subito dopo venne
anche guardato con preoccupazione per il potenziale che ancora avrebbe
ricoperto, proprio negli anni del dopoguerra.
Dunque il 1956 con Budapest, e dieci anni dopo a Praga
nel 68.Nessuno osava distogliere il gigante sovietico
dal suo torpore.
Fu in quel periodo che lentamente si iniziò a pensare
di rovesciare sui Paesi dell'Est una valanga campagna mediatica senza
precedenti.
L'occidente approintò trasmissioni
radiofoniche in onde corte nelle lingue
madri dei paesi dell'Est, talmente ben organizzate che apparvero quasi come se
si trattasse di una rete nazionale e locale. Con giornali radio, dibattiti
interviste. Dando la voce a tutti i dissidenti che avevano lasciato i paesi
occupati. Talvolta registrando gli stessi programmi clandestinamente localmente
con grave rischio dei conduttori. Ad esempio quasi tutti i dissidenti di
Charta77, ebbero modo di esprimersi da Radio Europa LIbera.
E dunque ecco i programmi in onda corta di
Voce dell'AMerica, BBC,
Deutsche Welle, Radio FRance e una radio finanziata direttamente dal Congresso
Americano, Radio Free Europe.
Da parte sua Radio Mosca rispondeva con un servizio in
Inglese h24 diretto a Europa e Nord America. Senza dimenticare,
programmi in una 40ina di lingue compreso l'italiano. Tutta propaganda allo
stato puro.
A 13 anni ascoltavo le onde corte. Per me le radio
straniere e internazionali, molte con programmi in Italiano, erano
un'alternativa al monopolio RAI. Il fenomeno delle radio private in Italia,
sarebbe iniziato d lì a poco. E all'epoca alle radio si scriveva e ti
rispondevano.
Erano tutte radio pubbliche che potevano permettersi
di usare l'onda corta perché costosissime.
Se non si possedeva un impianto di almeno 50/100 kW
non era possibile farsi sentire bene, e per bene s'intende con una qualità
sonora simile a quella di una telefonata.
Non era un bel periodo per la radiofonia. Le radio si
fronteggiavano in quella che già durante la II Guerra Mondiale venne definita
come guerra delle onde, con il braccio di ferro fra Radio Londra e la radio nazista, ivi compreso Radio Roma.
E dunque negli anni '80 la guerra delle onde era fra
Paesi della NATO e l'Est europeo. Oltre cortina quasi tutti i paesi comunisti
avevano un programma italiano destinato all'Italia.
Radio Varsavia, Radio Praga, Radio Berlino
Internazionale dalla DDR, Radio Budapest, Radio Sofia, Radio Romania, Radio
Tirana, che per un certo tempo offriva i suoi impianti come ripetitori a Radio
Pechino, e Radio Mosca.
I programmi in Italiano di queste radio erano un vero
schiamazzo di propaganda. L'occidente controbatteva con Radio Europa Libera
finanziata dal Congresso Americano, con BBC, Radio France, Deutsche Welle.
Appresi la passione per questo tipo di ascolto, dai
miei due fratelli che, adolescenti, con una radiolina portatile della
Panasonic, rimasero scioccati, dall'arrivo dei disperati messaggi di aiuto
anche in Italiano, lanciati dalla radio cecoslovacca durante la primavera di
Praga, finiti in un tragico silenzio per l'arrivo dei carri armati sovietici
nelle strade.
A quella età eri attratto solo da aspetti ludici
dall'ascolto delle radio, e anzi capivamo poco o niente di politica. Pensavamo
solo che in quei paesi stava "uccisi",(così
dicevamo fra di noi usando una espressione dialettale) perché senza libertà,
un giorno ci giunse una voce, che due nostri amici che erano stati in
viaggio a Mosca, vennero aggrediti da
altri ragazzi per rubargli i jeans di dosso, perché lì era vietato averceli, e
tutti sognavano un paio di jeans.
E io inizia per gioco a scrivere, a fare un giornalino
con gli amici, e in questo contesto iniziai a collaborare proprio con una radio
a onde corte Radio Portogallo in Italiano della Radiodiffusione Portoghese
(1979). Da lì a poco Montealegre di Radio Nederland, che venne a conoscermi,
meravigliato che un ragazzino scrivesse da Napoli, mi fece fare dei servizi di
5 minuti in italiano, per il suo Espacio Dxista, che sarebbe divenuto un
importante programma dedicato ai media. E nel 1983, ricordo bene la data,
iniziai con la Deutschlandfunk in Italiano per il Club DX. Una bella gavetta,
perché solo dopo due o tre anni, quando i tedeschi erano contentissimi dei miei
servizi ricchi di effetti sonori e registrazioni, chiesi di collaborare anche
con la pagina culturale e dunque divenni giornalista a pieno titolo,
gudagnandomi i primi compensi, sui 22 anni circa, che usai per comprarmi la mia
indimenticabile Marbella rossa.
Questo era il periodo, dove non mi rendevo conto di
tante cose.
Sapevamo bene però che in ogni città russa c'era un
potente impianto trasmittente per coprire e interferire le radio che arrivavano
dall'occidente per impedirne l'ascolto localmente, ma i cui effetti si
sentivano in tutta Europa. Quando cercavi di ascoltare qualche segnale sui
Si accavallano, si spostavano di frequenza, si
sovrapponevano, o addirittura sopra iniziavi ad ascoltare una sorta di sirena
spiegata, nei casi peggiori una mitragliatrice: era il
jamming.
Era il termine inventato da un inglese, che
sintetizzava tutto questo appena descritto
in una sorta di marmellata, che alla fine non ti consentiva l'ascolto. I
russi hanno speso milioni di rubli per questo genere di attività. E oggi che le
onde corte sono state surclassate dai satelliti e da internet, si accaniscono
su Internet e i social media.
Non è zuppa è Pan bagnato.
Ma dicevo l'ascolto della radio era per scopi ludici.
E noi qui a Napoli cominciammo a stampare un bollettino. A scambiarlo con gruppi
di tutta Europa, a mandarlo nelle redazioni di radio straniere che parlavano in
Italiano.
Ricordo che il nostro bollettino veniva censito dal
programma Contatto di Alex Vincenti alla BBC.
Ma qualche anno prima, alcuni componenti del nostro gruppo, che erano di
ispirazione di sinistra entrarono in contatto diretto con Radio Mosca e RAdio
Berlino della DDR. Le giornaliste del programma Italiano di Radio Berlino
vennero a conoscere alcuni di loro durante un Festival dell'Unità, e lasciarono
alcuni gadget, una copia da costruire, tipo lego, della torre di Radio Berlino
e un disco che, perdonatemi faceva vomitare, una cantante tedesca orientale con
una specie di marcette militari.
Per fortuna non vedemmo più questi personaggi.
Credo numerosi anni dopo mi sono reso conto della
gravità che avevano quei programmi.
Come il Giornale della Siesta di Radio Praga, che a
mezzogiorno in italiano, vomitava sulla nostra penisola, una valanga di canzoni
italiane dell'era mesozoica. Compresi allora, moltio anni dopo quando ti
vengono i capelli bianchi, che probabilmente quei programmi del cavolo, non
erano per niente del cavolo, ma da lì si pilotava a distanza tutto il
terrorismo rosso che abbiamo avuto in Italia. Non era altro che la versione
rossa de "la gallina ha fatto l'uovo" e "felice non è
felice".
Ma che dire di questa situazione dell'Ucraina?
Oltre 15 anni che migliaia di turisti russi visitano i
paesi europei, tornano in patria e parlano di noi, e una decina d'anni che
attraverso i social la gente russa vede qui da noi come si vive. Come fai ora a
tornare a dir loro tutte le falsità
della propaganda che che si inventavano
prima della caduta del muro? Come fai a dire chiudi le frontiere non si viaggia
più in Occidente, come fai a dire stop ai social media?
Intanto In Ucraina, i satelliti a orbita bassa stanno
continuando a dare accesso a INTERNET e alle reti sociali. Per assurdo, mentre
Putin ha proibito e oscurato internet in tutta la Russia, tutte le sue truppe,
o parte di esse, continuano a ricevere internet. È probabile dunque, che come
un insegnante con i suoi alunni, prima di iniziare un compito in classe, gli
ufficiali, prima di mandare le truppe all'assalto, richiedano di consegnare i
loro smartphone: bella mossa per il loro morale.
E quando le comunicazioni entrano in crisi, ritornano
i radioamatori. Ma innanzitutto a quelli Ucraini è stato imposto il silenzio
radio. Porprio dai radioamatori ci sono arrivati invece una valanga di post su
Facebook.
Io ho contatti sia russi che ucraini, e per la verità
già alcuni giorni prima che sia FB che Mosca avvertivano che avrebbero chiuso i social, non mi arrivava più nulla. Per la verità avevo
avuto modo di accorgermi che molti radioamatori russi erano assolutamente
indottrinati e inneggiavano a Putin. Mentre quelli Ucraini postavano immagini
terrificanti di bombardamenti. Questi oramai sono fonti dirette, anche se vanno
sempre valutate, perchè possono contenere
Altra cosa l'attività dei giornalisti. Stati Uniti e
Russia sono già da mesi impegnati in una reciproca gara all'espulsione di
funzionari d'ambasciata.
Non si capisce però cosa centrino i giornalisti.
Tuttavia siamo arrivati circa al 5-6 marzo, quando
praticamente tutti i corrispondenti stranieri BBC e RAI. Corriere della Sera,
Sky, si sono ritirati da Mosca.
Faccio rilevare che quasi un mese e mezzo prima di
ciò, era avvenuto un fatto gravissimo. L'ufficio di corrispondenza a Mosca
della Deutsche Welle, era stato improvvisamente perquisito dalla polizia russa
e tutti i giornalisti espulsi.
Dunque questa è un po’ la situazione.
"Ora
puoi vincere, ma se bombardi e distruggi cosa ti prenderai"
Quando ti entrerà in quella zucca,
o testa di rapa che hai
che un Paese, non sono le case o le pietre
che trovi per terra.
Ma un Paese sono la gente che lo compongono
con le loro
idee.
E non potrai mai conquistare la gente
e quello che pensano
lanciando loro contro delle bombe in testa.
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