World Radio Day 2025
La Radio e i cambiamenti climatici
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Il tema
della Giornata mondiale della radio del 13 febbraio 2025 è:
“Radio e cambiamenti climatici”.
Il 2025 segna un anno cruciale per i cambiamenti climatici.
In conformità con l'accordo di Parigi, se l'umanità vuole limitare il
riscaldamento globale a 1,5°C, le emissioni di gas serra devono calare
immediatamente.
Proclamata nel 2011 dagli Stati membri dell'UNESCO e adottata dall'Assemblea
generale delle Nazioni Unite nel 2012, come Giornata internazionale delle
Nazioni Unite, il 13 febbraio è diventato Giornata mondiale della radio (WRD).
L'Unesco, che è la diramazione dedicata alla Cultura dell'ONU, con questa
giornata si rivolge come sempre, alle fasce di popolazioni più deboli, dove la
radio mantiene ancora un forte impatto sociale e può supportarle difronte ai
cambiamenti climatici. Ovviamente è chiaro che l'argomento è rivolto a tutte le
radio del mondo, anche dei paesi industrializzati.
La Radio italiana, si colloca senz'altro nel contesto più ampio del panorama
europeo.
Per prima cosa possiamo dire, che la radio nella nostra regione geografica, è
andata ben oltre, nell'informare le popolazioni circa i rischi dei cambiamenti
climatici.
E qui il riferimento è ad esempio ai risvolti sull'agricoltura, i raccolti, la
pesca, all'aria che si respira.
Le radio, e in generale i media che hanno nei loro palinsesti ottimi giornali
radio e programmi informativi di approfondimento ben organizzati, giornalisti e
personale adeguato, non hanno semplicemente informato, ma si sono letteralmente
LE RADIO SI SONO "IMMOLATE"
rispetto tutte le argomentazioni dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento,
o del cosiddetto "elettrosmog".
Nel corso degli ultimi trenta anni la radio si è annientata e annullata.
A cosa è servito lo switch/off ?
Se
pensiamo alle trasmissioni su onde corte e onde medie, le radio pubbliche,
impiegavano trasmettitori super potenti con potenze da 500 a 1000 kW.
L'alimentazione era quasi sempre effettuata con centrali elettriche dedicate ai
centri trasmittenti. Quasi sempre vi era alloggiato un edificio supplementare
di cossidetto gruppo elettrogeno, ovvero un alimentatore a gasolio, che entrava
in funzione per accendere i trasmettitori in caso di mancanza di corrente. Si
può facilmente intuire, quanto possa influire negativamente sull'ambiente, il
dover produrre energia elettrica talmente elevata, semplicemente per alimentare
un trasmettitore. Potenze che potevano tranquillamente accendere le luci di una
intera cittadina, con centinaia di migliaia di abitanti, sono state sprecate
per anni, per accendere i trasmettitori delle radio trasmittenti pubbliche
europee, che erano quasi le uniche al mondo ad avere questo tipo di potenze
(idem per i trasmettitori TV analogici).
Si può collocare, tranquillamente quale argomento correlato a questo, la
questione dell'elettrosmog. Ovvero le onde hertziane, che per le persone, che
vivono in prossimità delle antenne trasmittenti, si sono rivelate motivo di
malattie e malessere, come cancro e leucemie, che molti dicono non provati. Anche
se in relazione all’impiego storico di appena 100 anni della radio, talune
ricerche non sono complete, sappiamo ad esempio dell’uso della marconiterapia
in campo medico, il cui utilizzo non controllato può dare effetti deleterei
(abbiamo dedicato due trasmissioni a questo argomento su radiomagazine). Oppure
chiaramente, l'impatto sul paesaggio e ambiente di un pilone autoirradiante per
le onde medie, costituito da torri alte centinaia di metri. Non che oggi le
pale eoliche siano da meno, però i nostri politicanti dicono che addirittura il
paesaggio lo abbelliscono come i mulini a vento (…e voi sapete bene Vittorio
Sgarbi dove dice si debbano mettere le pale eoliche!)
Dal momento che a inizi anni '90, si è capito che grazie a un satellite per
diffusione diretta, denominato Direct Broadcasting Satellite, ovvero quelli che
inizialmente potevano essere ricevuti con una antenna parabolica di 1 metro e
20 di diametro, e poi sono diventate sempre più piccole (parliamo dei primi
satelliti Eutelsat e Astra).
Da quel momento preciso, si è capito, che si poteva coprire un intero
continente, con un trasmettitore a bordo del satellite, detto trasponder, da
potenze limitatissime, non superiori ai 50 Watts, alimentato a pannelli solari
e batterie ricaricabili. Satelliti, con pro e contro, da una limitata vita
operativa di massimo 4-5 anni, e la cui messa in orbita, non esula dall'impiego
di carburante di missili spaziali. Infatti un missile per essere lanciato,
peggio di un aereo di linea, brucia tonnellate dii carburante, ma dove
probabilmente il gioco vale la candela.
Ecco il motivo per il quale lentamente è iniziato lo switch off di
tutte le radio a onde corte e medie. Per ottenere risparmi di energia e
riduzione dell’inquinamento terrestre e provvedere a una drastica riduzione
della temperatura terrestre.
Tuttavia la politica di switch off, è stata applicata a nostro
parere, in maniera "selvaggia" e discriminata.
In quanto per un lento adattamento degli ascoltatori ai nuovi mezzi di
ricezione, si sarebbe dovuto mantenere acceso, almeno un impianto per ogni
Paese.
Oltre che una politica intelligente pensa che se viene meno un sistema di
trasmissione ve ne è uno di un altro tipo di riserva!
Oggi siamo alle app, che consentono di ricevere una radio direttamente sul
cellulare.
Ma non abbiamo ancora trovato la soluzione per ridurre i ponti radio per
telefonia mobile, ed è evidente che gli interessi in gioco delle compagnie
telefoniche sono elevatissimi, tanto da minimizzare e sminuire i rischi sugli
effetti per la salute. E a essere obbiettivi, di sciocchezze in Italia se ne
sono dette sul 5G!
Ovvero c'è il sistema, ma è lento a decollare. Ci sarebbero i satelliti a
orbita bassa, già usati per la radionavigazione assistita e per gli antifurti
delle auto.
Tutta questa situazione, ha causato un vero e proprio suicidio della radio,
ovvero un attentato alla libertà di informazione. In quanto con l'uso di nuove
tecnologie indiscriminato, molte radio, hanno perso una enorme mole di
ascoltatori, che non li seguono più. Ad esempio il digitale per la radio
italiana, arrivato per ultimo in tutta Europa, ha lasciato migliaia di
ascoltatori spaesati. Soprattutto chi abitualmente continuava a utilizzare come
mezzo di ricezione, l'autoradio, non sempre attrezzata a ricevere il digitale.
Basta leggere le recenti statistiche di Audiradio sugli indici di ascolto della
radio in Italia, letteralmente crollati nel 2025.
Poi dicevamo delle radio che fanno buona informazione e possono parlare di
tutti gli altri temi inerenti i cambiamenti climatici.
La stragrande maggioranza delle radio italiane, trasmette unicamente musica
"a palla". E quelle che 50 anni fa, erano nate come radio libere, a
tutela della libertà di espressione e di pensiero, in realtà tutelano solo la
libertà di commercio, avendo un palinsesto oberato di pubblicità, o peggio
sottoposto alle regole di mercato e ai discografici che impongono i loro
pupilli di cui trasmettere il nuovo single. La crisi della radio italiana è
responsabilità in parte anche del legislatore, che ha portato le spese di
concessione alle stelle e ha lasciato morire le radio locali e i piccoli
imprenditori. Il colpo di grazia è stato dato tra fine ’90 e inizio millennio
dalla scesa in campo del Cav.Berlusconi, che con Mediaset Radio, aveva
dichiarato guerra a tutta la stampa di sinistra e si era detto deciso a
togliere loro tutta la pubblicità. Proposito realmente soddisfatto negli anni,
visto che ha fatto terra bruciata e centinaia di piccoli imprenditori sono
spariti, soprattutto piccole radio locali e gestite con spirito realmente
amatoriale e con passione, che non c’entrano nulla con politica e business. E'
pur vero che le radio sono suddivise per aree tematiche, e ci sono le
"talk radio" dove questo è diverso. I nomi sono noti "Radio
24", legata al gruppo Sole24 ore di Confindustria, oppure Radio Capital a
Roma, Radio RTL, o anche Radio Popolare Milano oltre RadioRAI e Radio
Radicale. L'informazione nelle radio rimanenti, è limitato generalmente a uno
striminzito giornale radio di massimo tre minuti ogni ora, o tutt'al più alle
radiocronache di calcio. E parliamo di radio che di soldi ne avrebbero per
assumere personale e fare informazione.
Non mi sovviene, per quanto ne sappia. Che nessuna radio o media
ha sollevato la voce dei suoi programmi informativi per denunciare un fatto
importante, che è un vero attentato all'inquinamento e ai cambiamenti climatici.
Le guerre!
Sganciare bombe su Kiejv in Ucraina, oppure su Gaza in Israele, far brillare di
continuo ordigni con tonnellate di esplosivo,
ecco questo nuoce non solo alle vite di bambini, donne, anziani, ma nuoce anche
alla vita della nostra madre terra.
Ovvero nuocerà anche a noi che siamo paesi non belligeranti, e ai criminali che
le stanno sganciando !
Vi ricordate qualche anno fa quando parlavano di continuo di bombolette spray
di deodoranti, oppure del sapone da barba, che contenevano gas inquinanti al
buco nell'ozono ? Sono riusciti perfino a togliere l'olio di palma dai
biscotti, ma nessuno ha ancora detto che le bombe non solo uccidono ma
inquinano!
Entro il 2030, le automobili che circolano in Europa dovranno conformarsi a dei
nuovi standard antinquinanti.
Probabilmente dovrà sparire del tutto l'alimentazione a gas, gasolio o benzina.
E' un argomento che centinaia di migliaia di automobilisti nell'abitacolo della
loro auto, ascoltando ogni mattina dai giornali radio, da quelli che ancora
vengono trasmessi.
Da parte sua l'organizzazione mondiale per la cultura delle Nazioni Unite,
UNESCO, è consapevole che
in un'epoca caratterizzata dalla velocità vertiginosa dell'innovazione
tecnologica e dalla rapida obsolescenza di una piattaforma nuova di zecca dopo
l'altra, la radio sta iniziando il suo secondo secolo di servizio come una
delle forme di media più affidabili e ampiamente utilizzate al mondo.
Un media, come si è spesso detto facile da realizzare, quasi a costo zero, e in
grado di arrivare sulla notizia in tempo reale.
A tutti i professionisti e volontari della radio, ovunque nel mondo, l'UNESCO
rende omaggio al loro lavoro quotidiano e al loro impegno per il futuro del
nostro pianeta.
Nell'era dell'intelligenza artificiale, afferma una nota dell'UNESCO, accanto
agli onnipresenti social network, la radio di qualità è ancora universale e
popolare, considerata il mezzo più affidabile. Oltre a rendere popolari i
concetti ambientali, trasmettendo informazioni verificate indipendenti da
poteri economici, ideologici e politici, la radio può influenzare la percezione
degli ascoltatori del cambiamento climatico e l'importanza attribuita
all'argomento. In onda, tramite streaming live o on-demand, la radio può
aiutare a plasmare l'agenda pubblica , con il potenziale di influenzare gli
affari pubblici.
Per la base informativa dedicata a questa giornata, l'UNESCO non manca di
sottolineare l'importanza di raccogliere fonti attendibili e di qualità sui
temi dei cambiamenti climatici, pur sapendo della scarsezza di risorse
finanziarie e di personale di cui oggi le radio possono disporre.
Il fondamento dell’indipendenza editoriale di una radio, dice l'UNESCO, è
condizione essenziale per erogare un servizio di interesse pubblico,
un’informazione libera, svincolata dagli interessi delle aziende e della politica,
quanto dagli attori della vita istituzionale e dalle fonti consultate.
Il richiamo fatto alle radio, è di una maggiore interazione con
gli ascoltatori, che spesso hanno una vasta conoscenza dei cambiamenti
climatici, soprattutto se provenienti da comunità rurali e popolazioni
indigene, o coloro che hanno vissuto disastri ambientali in località
specifiche, come l'inquinamento da siti industriali, carenze alimentari indotte
dal clima, acque reflue non trattate e così via. Sostanzialmente le radio locali,
oggi quasi annullate qui da noi in Italia, conoscendo bene il tessuto sociale,
hanno maggiori possibilità di fare una corretta informazione sui cambiamenti
climatici.
Anche nel caso di disastri naturali, e lo abbiamo visto con le alluvioni nel
ravennate, la radio diventa l'unica fonte di informazione e supporto per le
popolazioni… anche se l'UNESCO, dice, la radio funziona anche senza
elettricità e internet… Non è esattamente così!
Questo è un dettaglio non da poco, perché qualche tempo fa l'Unione Europea,
voleva imporre alle case costruttrici di cellulari e smartphone, di inserire
obbligatoriamente la radio nei loro dispositivi . Mentre oggi, per ricevere una
radio su smartphone, devi comunque scaricarti una APP e ascoltarla con
l'impiego di dati via INTERNET.
Se per un motivo qualisiasi non hai accesso alla rete dati rimani isolato.
L’uso della rete dati è subordinata ai ponti radio per telefonia cellulare, se
a seguito di una grave catastrofe naturale crollano, non potrai ascoltare la
radio direttamente da un trasmettitore che sta a 100 km da te, come invece
facevi con una radio a onde medie.
E ciò è quanto dicevamo all'inizio, riguardo lo switch/off selvaggio delle onde
medie, che possono raggiungere in modo diretto gli ascoltatori, e oggi col
passaggio al digitale della radio, la situazione è anche peggiorata.
In tal senso notiamo il coraggio e lo spirito di iniziativa di piccoli
imprenditori locali, che grazie alle opportunità del MISE, stanno acquistando
le frequenze a onde medie della RAI e stanno riaprendo talune frequenze, che
con pochi chilowatt possono coprire una intera regione.
Proteggere i giornalisti ambientali e libertà di informazione è
una nota che non ci si aspetta di vedere in un caso del genere, eppure….
Negli ultimi 15 anni, 44 giornalisti sono stati uccisi e 749 attacchi sono
stati registrati in 89 paesi. L'UNESCO ha pubblicato una nota informativa sui
dati e le tendenze sugli attacchi ai giornalisti, che include anche un nuovo
sondaggio tra i giornalisti sulle minacce che affrontano quando si occupano di
questioni ambientali: oltre il 70% dei giornalisti intervistati ha affermato di
essere stato attaccato, minacciato o sottoposto a pressioni. Tra coloro che
hanno segnalato attacchi, minacce o pressioni:
-Il 60% ha segnalato molestie online
-Il 41% è stato aggredito fisicamente
-Un quarto ha dichiarato di essere stato aggredito legalmente
-Il 75% ha affermato che ha avuto un impatto sulla propria salute mentale.
Un argomento di discussione è quindi l'importanza della sicurezza per i
giornalisti che informano il pubblico sui cambiamenti climatici, comprese le
sfide che devono affrontare.
Il 2024 è stato l'anno più caldo,
abbiamo citato le alluvioni nel ravennate, l'UNESCO cita gli incendi in
California, altri incendi in passato in Australia.
Per noi, che siamo in un Paese con un basso indice di digital divide, e per
chi vuole fare informazione, non è difficile approfondire questo tema su
internet per capire quali sono i progetti ambiziosi dell'accordo di Parigi,
dove ogni paese è tenuto a presentare un progetto per ridurre le proprie
emissioni di gas. L'accordo si prefigge per altro di fare una sorta di
mappatura di come si raggiungeranno nel mondo questi obbiettivi. Per quanto ci
riguardo l'Unione Europea, compie degli studi attraverso il satellite di
rilevamento Kopernicus, che rivela di come sia esponenziale l'aumento della temperatura
nella nostra area geografica.
In questa occasione è bene far sapere, della 30 esima Conferenza delle Parti
della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ( COP30
), che si terrà a novembre 2025 in Brasile.
Una raccomandazione dell'UNESCO, per come celebrare questa giornata possiamo
iscriverla nelle note di colore, ovvero in quelle note che in ogni pezzo
giornalistico devono suscitare buoni sentimenti e un sorriso.
L'UNESCO chiede di rappresentare in radio, anche i suoni della natura.
Dove registriamo noi qui a Napoli, abbiamo tutte le mattine degli uccellini che
cinguettano, che grazie a Dio non soffrono ancora della mancanza di acqua,
anche se in estate qualche problema ce l'hanno pure loro.
Questo articolo, oltre sentimenti e opinioni personali, contiene la base
informativa messa a disposizione dall’UNESCO per celebrare questa giornata.
Il tema della Giornata mondiale della radio del 13 febbraio 2025 è
“Radio e cambiamenti climatici”. Su questo tema, la radio più che fare
informazione si è immolata, attuando lo switch off, che aveva l'obbiettivo di
risparmiare energia dei trasmettitori e con questo ridurre l'inquinamento
atmosferico. Un'argomentazione molto sentita quando in gioco c'erano potenze
di 100/500/1000 kW come per gli impianti a onde medie e corte, dove l'energia
utilizzata poteva essere paragonata all'accensione delle luci di una intera
città.
L'organizzazione delle Nazione Unite della Cultura UNESCO, chiede per questa
giornata alle radio di fare informazione su quest'argomento. Ma mentre c'è
stato lo switch off delle radio, nessuno ha detto chiaro e tondo, che le
guerre e far brillare delle bombe con tonnellate di esplosivi, non solo uccide
persone, ma nuoce gravemente alla vita del nostro pianeta.
Vi invito all'ascolto di questo speciale realizzato grazie alla base
informativa messa a disposizione dall'UNESCO.
link allo speciale
podcast
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