RADIOMAGAZINE 9/6/2002
Salve amici al microfono Dario Villani. Mantenere il contatto con il ritmo sempre più veloce dell'innovazione tecnologica è fondamentale, soprattutto per chi gestisce un'impresa e ha la costante necessità di proiettarsi in avanti. Proprio per questo Smau Roma 2002 è stata un'occasione unica per conoscere oggi le idee e gli strumenti del mondo di domani.
La manifestazione
fieristica, iniziata il 5 giugno scorso, si conclude oggi domenica 9, e forse qualcuno fa ancora in tempo a
visitarla, nei padiglioni della Fiera di Roma.
“Smau Roma la nuova proposta del mondo dell'innovazione tecnologica
nella capitale”
I
recenti prodotti del mercato dell'ICT e la discussione sui temi scottanti dello
sviluppo tecnologico: la sicurezza, la casa digitale, il nuovo mercato del
lavoro e la formazione sono al centro di questa edizione.
Smau Roma, si è svolto sotto il patrocinio della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, del Ministero dell'Innovazione e delle Tecnologie, del Ministero
delle Comunicazioni, della Regione Lazio, della Provincia di Roma e del Comune
di Roma.
Le
novità sono molte e significative: da evento specializzato in telecomunicazioni
Smau Roma è ora un progetto aperto al mercato dell'informatica, della
multimedialità, dell'audiovisivo e dell'elettronica di consumo.
Tre
i grandi settori della fiera:
Area Information Technology
con le novità dei prodotti per l'ufficio, l'hardware e il software e
tutte le soluzioni per il business.
Area Home con l'elettronica di consumo e dell'entertainment per la casa.
Area Comm con i prodotti e i servizi in
ambito mobile business, broadcasting, networking.
Nell’ambito
di SMAU ROMA, numerosi convegni e dibattiti sul tema dell’ICT, organizzati in collaborazione con enti, istituti e associazioni
di categoria. - tra cui Federcomin,
Isimm, Comufficio, Clusit, Inarch, Cefriel. E dove hanno preso parte autorevoli rappresentanti del governo e
delle istituzioni, nazionali e locali, delle aziende attive sul mercato
dell'ICT, del mondo della ricerca e dell'informazione, della cultura e dello
spettacolo.
Non
tutti sanno che lo Smau è impegnato in missioni commerciali all'estero e, in
ambito fieristico, accanto al grande evento milanese di ottobre, Smau ha
lanciato manifestazioni come Smau Salutec a Napoli, Smau Tecnorama a Bari, Smau
ILP a Milano e Smau Sicilia a Catania. A queste si aggiunge la Fiera virtuale
sul web Smau 365. Sempre su Internet, Smau ha creato www.smau.it, uno dei più
frequentati portali dedicati al settore, mentre sono in cantiere iniziative nel
campo della televisione digitale.
Proprio alla vigilia dello SMAU la Federcomin, la federazione di
confindustria che raccoglie le massime aziende di telecomunicazioni italiane,
aveva presentato il suo rapporto “L’evoluzione della radio” in un apposito
convegno a Palazzo Barberini a Roma.
Ne abbiamo approfittato per raccogliere una serie di interessanti
interviste.
Partiamo da Alberto TRIPI
presidente di FEDERCOMIN, che inizia parlando dell’evoluzione del mercato
radiofonico italiano, e quali possano essere i costi per il passaggio al
digitale per i broadcasters.
La radio sta diventando uno strumento molto più ampliato, potente e
diversificato di quello che noi finora abbiamo potuto utilizzare. Questo perché
la radio sta diventando uno dei canali multimediali che si avvicina sempre di
più all’individuo. Mi spiego meglio. Con INTERNET, il telefono cellulare e la
radio, si sta avendo un prodotto unico in modo che si può arrivare
attraverso l’utilizzo di questi tre
diversi strumenti alla radio on demand. Noi abbiamo tante volte parlato di
televisione on demand: ognuno può chiedere alla televisione quello che desidera vedere in quel momento. Questo può
già avvenire con la radio. Può diventare uno strumento che non vede più la
massa dei suoi ascoltatori, ma vede il singolo ascoltatore. E questo singolo
ascoltatore, può chiedere i programmi, il palinsesto, o quello che lui vuole in
quel momento sentire. Gli investitori adesso sono molto più attenti devono
sempre vedere d’investire non su sogni ma su realtà. Sarà importante i conti
economici che le aziende che desiderano coinvolgersi in questa nuova attività,
possono far vedere, possono mostrare con sufficiente credibilità. E’ chiaro che
noi abbiamo in Italia in particolare un gran numero di radio, sono oltre mille,
parecchie di queste non hanno le capacità finanziarie di poter passare al
digitale. Quindi anche qui una programmazione degli aiuti che il governo può
dare l’introduzione di questa nuova tecnologia, può essere utile non solo e non
tanto alle grandi reti pubbliche o private ma soprattutto alle piccole e medie
aziende.
Cosa possiamo dire per l’abbattimento del digital divide, in quanto
ci sono Paesi dove sarà difficile comprare i computer ancora….
Lei mi sta facendo una domanda che ha solo come comune denominatore
con la radio la parola digitale. Perché sono argomenti abbastanza diversi. Per
i Paesi dove ancora non c’è una diffusione della tecnologia di personal
computer e INTERNET, là noi stiamo intervenendo come FEDERCOMIN, per quanto ci
è consentito, e quanto sta facendo il Ministro on. STANCA (per le innovazioni
tecnologiche), nel progetto all’ultimo G8 ha preso come sua responsabilità, di
introdurre tecniche di e-government per introdurre i sistemi e tecnologie
moderne presso quei Paesi in via di sviluppo. Non vorrei però che pensassimo
solo ai Paesi in via di sviluppo e non pensassimo al digital divide che esiste
anche qui in Italia, in diverse aree. Pensiamo alla larga banda che è facile
ottenere nei grandi centri e difficile da ottenere nei centri più piccoli. Ed
ecco che allora le offerte di comunicazione che vanno con il cavo ma vanno
completate con una comunicazione satellitare,
possono completare la rete ed avere una diminuzione del digital divide
anche qui in Italia.
Che futuro vede per la radio?
La radio come abbiamo detto se va verso una radio on demand, ha un
futuro in crescita. La radio non è
stata mai in crisi. Anche con l’avvento della televisione, la radio ha
seguitato ad essere un prodotto di grande interesse. Può diventare ancora di
grande interesse e aumentare interesse presso gli utenti, una volta che questo
prodotto si indirizza verso il singolo utente e non verso la massa.
E da Alberto TRIPI, presidente della FEDERCOMIN, passiamo ad Enrico
MANCA presidente dell’ISIM.
Può dirmi qualcosa circa l’Istituto che Lei presiede?
L’Istituto è un Istituto per lo studio delle innovazioni nei media
e la multimedialità, si occupa di comunicazione ed è punto d’incontro e confronto fra tre realtà decisive del
sistema Paese: l’impresa, l’Università le Istituzioni. Fa iniziative e svolge studi commissionati o dai noistri
soci o da strutture istituzionali come il governo, i ministeri, imprese.
L’evoluzione della radio, che evoluzione vede per questo
straordinario mezzo di comunicazione?
Vedo una evoluzione molto forte molto intensa, sia per ragioni
tecnologiche, sia per ragioni sociali e culturali. Penso che l’ibridazione con
INTERNET, sia estremamente congeniale per la radio che si testimonia sempre più
come mezzo flessibile, interattivo, multimediale e personalizzato. Quindi come
dire, la cosa importante è che la radio non sia più considerata una sorta di
“parente povero” o “sorella minore” della televisione, ma acquisti come merita
una sua piena autonomia anche sotto il
profilo legislativo. Perché sostanzialmente oggi la radio è tenuta sotto una
serie di vincoli, di lacci e lacciouli, perché c’è una legislazione che vale
per la radio come per la televisione, il che è un grande errore perché la radio
ha delle caratteristiche assolutamente diverse dalla televisione.
Mentre si naviga col browser, si ascolta la radio e si possono fare
altre cose, è un’antica caratteristica che mantiene la radio su INTERNET.
Non solo la mantiene, ma poi è bidirezionale, nel senso che anche
INTERNET ottiene attraverso la radio una grande visibilità. Come dire non è che
soltanto la radio sfrutta INTERNET, ma
è una sinergia congeniale ad ambo i due
mezzi e singolarmente il mezzo più moderno e il mezzo più antico
insomma, quindi una nuova giovinezza per la radio.
Ci sono dei dati pubblicati di recente da “La Stampa” di Torino,
che parla di un 27% di americani che secondo le case costruttrici di software
si collegano alla radio su INTERNET, come possiamo commentare questo dato?
L’America come è noto, sul terreno tecnologico è molto spesso
all’avanguardia. Direi che questo dato, del resto trova una sua corresponsione
nel mercato pubblicitario, per esempio il mercato pubblicitario americano va
oltre il 12-13% quello europeo è ancora al 10% ma può sicuramente svilupparsi.
C’è un aspetto sociale e culturale della radio che va portato in assoluta
evidenza. E’ evidente che ci sono anche problemi di mercato e di business per
rendere la radio anche una struttura efficiente sul mercato, però punto
essenziale per la radio è sicuramente quello di essere un strumento formativo,
educativo, di educazione multimediale di massa, di sviluppo della conoscenza…
Certo questo aspetto è fondamentale per la radio.
Fin qui Enrico MANCA presidente dell’ISIM, e ascoltiamo un altro
parere autorevole sugli sviluppi della radio digitale. Il giornalista e
scrittore Oliviero Beha.
Ecco, l’evoluzione della radio, qual è il futuro della radio su
INTERNET?
Il futuro della radio per certi versi è il suo passato. Ha preso
la rincorsa la radio. Sembrava negli anni ’50-’60 superata dalla
televisione, in realtà è rimasto un altro mezzo ed è un mezzo che grazie anche
ad INTERNET, prospetta oggi delle ipotesi di futuro molto interessanti, almeno
quanto quelli per la televisione e anche più e per un motivo banale, che metto
al primo posto: i costi. La radio è una cosa che si può fare con relativamente
poco. INTERNET, permette in una sinergia ideale di vedere quello che la radio non fa vedere materialmente. Con il
telefono si arriva da per tutto attraverso la radio, insomma sembrerebbe
davvero un punto di partenza da cui non poter prescindere per l’informazione o
comunque per la comunicazione del futuro.
Ci sono dei dati statistici presentati in un articolo della Stampa
di Torino che parlano di un 27% di americani che si collegano alla radio su
INTERNET, quelli che non amano scaricare i file MP3 in sostanza…
Questa è un’autostrada diciamo così. Segnalo però che c’è stato un
momento negli anni 50-’60, la radio soprattutto negli USA, ha avuto un down un
abbassamento. Dagli anni ’60 USA e altri Paesi europei hanno potenziato la
radio in un modo straordinario, allora la vera domanda è: noi assistiamo a
tutto ciò come spettatori oppure in realtà ci dobbiamo domandare, come mai la radio
non è stata potenziata abbastanza, se ne facciamo un uso pieno, cosa ci
aspetta, domanda iniziale, per il futuro, tutta questa serie di cose vanno
fatte non a rimorchio degli altri, ma in modo autonomo.
Ma cosa possiamo dire a proposito del digital divide, ci sono dei
Paesi del Terzo Mondo dove è ancora difficile comprare un computer….
Si è verissimo, questo però riporta ad un discorso più generale
sulla politica economica nei
confronti dei Paesi del Terzo
Mondo. Come dire, è una lente d’ingrandimento per capire che cosa fare coi
Paesi del Terzo mondo. In questo senso il Digital Divide è un pretesto o se
vuole un cannochiale per fare vedere più da vicino i problemi che sono lontani.
Mentre si ascolta la radio con il browser si possono fare altre
cose…
Si possono fare altre cose. Ma adesso con l’idea che si possono
fare altre cose comunque, si finirà di non fare niente bene. Bisogna stare
attenti, questo è un rischio incombente, il vero matrimonio funzionante ed
efficiente, giusto e tecnicamente ragionevole,
fra INTERNET e la radio, da la possibilità non alla radio di fare una
cosa al posto di un’altra, ma di fare
bene le due cose insieme.
Fin qui Oliviero Beha.
Radio su INTERNET, futuro digitale, ma per chi vuol fare una radio
tradizionale le leggi e la burocrazia rallentano molto. Ascoltiamo a tal
proposito cosa dice il Ministro delle Comunicazioni l’on. Maurizio Gasparri, che ha partecipato alla presentazione
del rapporto FEDERCOMIN sull’evoluzione della radio.
La radio negli anni ’70 è partita come fenomeno amatoriale come mai
adesso è così difficile fare una radio, risponda ad un nostro ascoltatore
emofiliaco che vive a Napoli e vorrebbe fare una radio.
Ci sono delle frequenze, ci sono delle norme. All’inizio ci fu la
crescita spontanea e quasi selvaggia delle radio, non c’erano regole. Poi sono
state messe delle regole, ed è ovvio che oggi per fare una radio bisogna
seguire le regole che esistono, non può uno fare autonomamente le cose che
vuole. All’inizio negli anni ’70 era come la scoperta del nuovo Continente,
ognuno piantava la bandiera e si
appropriava di un pezzo, oggi ci sono delle regole che dicono se un su quel
Continente ha il diritto di starci o meno.
Ma sull’amatorialità dello strumento…..
Non facciamo confusione, ci sono i radioamatori, ci sono altre
cose, noi parliamo della radio che trasmette che deve rispettare delle regole,
poi per i radioamatori e quant’altro ci sono delle regole e noi abbiamo cercato
di favorire molto questi settori…
Due parole su questo convegno.
Credo ci sia da guardare molto al futuro nell’evoluzione
tecnologica. La radio è antica ma deve diventare moderna perché confermi i suoi
ascolti la sua forza, la sua presa è più discreta e accompagna altre attività,
credo di quello di cui si è discusso, ho letto lo studio predisposto dalla
FEDERCOMIN, dimostri che ci sia una evoluzione tecnologica rispetto gli
intrecci radio, INTERNET, DAB e altre opportunità, che devono fare entrare la
radio a vele spiegate nell’era della digitalizzazione.
Ecco si è appena conclusa la giornata Mondiale delle
Telecomunicazioni, l’ONU con Kofi Annan, ha invitato ad eliminare il digital
divide, cosa si può dire a riguardo.
L’Italia sta lavorando nel concreto. Noi abbiamo proposto dei
programmi di e-government all’Albania alla Tunisia, a Paesi che si affacciano
sul Mediterraneo, però noi stiamo anche
combattendo il digital divide interno. Perché non è la stessa cosa il cablaggio
a larga banda a Catanzaro rispetto a Milano. Allora voglio anche evitare come
Ministro delle Comunicazioni il il digital divide, o meglio la minore dotazione
di infrastrutture e tecnologia avanzata in aree interne o meridionali del Paese
e per questo stiamo lavorando per un
piano per la larga banda che proprio oggi discuteremo nel consiglio dei
ministri nella società delle informazioni.
Fin qui il monistro delle comunicazioni l’on.Maurizio Gasparri.
Si parla di futuro della radio, ma intanto fino a qualche tempo fa
la terza rete radiofonica della RAI ha rischiato di chiudere, lo ha scongiurato
il direttore delle reti radiofoniche RAI, il dott. Sergio Valzania.
Allora l’evoluzione della radio, quale futuro vede per la radio?
Radioso…. Diciamo che la radio partecipa a quella che è
l’integrazione fra i mezzi di comunicazione. Ed è uno dei poli attorno ai quali
si possono ricompattare questi nuovi
strumenti. Da una parte c’è la
televisione, il desk con lo schermo e il computer, il telefono e c’è anche la
radio. Ora non bisogna immaginare che questi processi arrivino a compimento nel
giro di pochi mesi o solo di qualche anno. Però sicuramente la tecnologia va
verso una integrazione il limite all’integrazione adesso è l’alfabetizzazione
su questi mezzi, in quanto tutti sono abituati ad un uso molto più
tradizionale, però comunque noi dobbiamo da che parte stiamo andando ed immaginare
che con dei tempi non lunghissimi, ma probabilmente medi ci arriveremo.
E quale futuro per la terza rete radio della RAI?
Radioso anche quello!
Fin qui il dott. Sergio Valzania direttore reti radio RAI.
Radio digitale, ma
ancora si parla poco in Italia del DRM digital radio mondiale, ovvero la
radiodigitale su modulazione d’ampiezza, onde medie e corte, un consorzio che già raccoglie numerose
aziende radiofoniche mondiali e che ha avuto un forte rilievo al NAB di Las
Vegas.
E’ tutto per oggi, in
redazione c’è il testo della trasmissione, il regolamento per i diplomi
AWR, e la lista per fare amicizia coi
nostri ascoltatori. Scrivete alla AWR Europe CP 383 47100 Forlì Italia; e-mail europe@awr.org; il sito web è awr.org.