MA IL DIGITAL DIVIDE E’ SEMPRE DIETRO L’ANGOLO
Chi ad esempio si occupa di trasmissioni
dedicate ai Paesi poveri o del Terzo Mondo, ha scoperto che il “digital divide”
è un solco aperto, l’informatizzazione è ancora lontana da venire, e l’onda
corta è ancora l’unico mezzo per raggiungere milioni di abitanti. Senza parlare
del fatto che una radio portatile digitale, per la ricezione diretta da
satellite, che si allaccia al sistema africano World Space o Afristar, costa
minimo 400mila Lire (ovvero pari forse al reddito medio di un africano
moltiplicato per due) e peggio ancora
per gli avveniristici computer palmari, che costano un occhio della testa, o
dei telefonini wap, che scaricano la radio in real audio. Non dimentichiamoci
poi, che abbiamo un digital divide anche interno, le donne, le persone sopra i
50 anni, o quelli che per motivi socio-ambientali non sanno cosa sia INTERNET.
Un valido contributo alla diffusione del
radioascolto in Italia, è stato dato dall’ampliamento del mercato dei
ricevitori, decine di marche giapponesi di cui conosciamo bene i nomi, sono
arrivati nei negozi con piccoli portatili per onde corte. In tal senso la
commercializzazione di questi ricevitori è arrivata persino in Parlamento, che
ha legiferato sulla libera circolazione degli apparecchi radio.